UNA COMUNITÀ UNITA, LIBERA E LIETA: le linee di pastorale parrocchiale 2021/2022

Carissimi,
ecco le linee di pastorale parrocchiale di quest’anno.

Per il nostro cammino annuale facciamo riferimento all’Enciclica del Papa “Fratelli tutti” che punta a porre alla base delle nostre relazioni questa realtà innegabile, ma oggi difficilmente vissuta che è la fraternità, autentico fondamento per un’amicizia sociale nelle nostre Città.

La nostra attenzione va anche alla Lettera pastorale dell’Arcivescovo Delpini 2021/22: “Unita, libera e lieta. La grazia e la responsabilità di essere Chiesa”.

Vi chiedo di leggerle di farne oggetto di riflessione e magari di discussione. 

Grazie, vi voglio bene e prego sempre per voi e i vostri cari.
Don Angelo

 

UNA COMUNITÀ UNITA, LIBERA E LIETA

Linee di pastorale parrocchiale 2021/2021

 

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Per il nostro cammino annuale facciamo riferimento all’Enciclica del Papa “Fratelli tutti” che punta a porre alla base delle nostre relazioni questa realtà innegabile, ma oggi difficilmente vissuta che è la fraternità, autentico fondamento per un’amicizia sociale nelle nostre Città. La nostra attenzione va anche alla Lettera pastorale dell’Arcivescovo Delpini 2020/21: “Unita, libera e lieta. La grazia e la responsabilità di essere Chiesa”.

 

Come attraversiamo il tempo noi discepoli del Signore?

«La domanda non verte tanto sulla disponibilità di un futuro per la Chiesa - la Chiesa vivrà comunque, lo sappiamo per fede: «E le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16, 18) -, quanto piuttosto sulla forma che dentro questo futuro assumeremo come corpo e comunità, come Chiesa appunto. Possiamo intuire in modo immediato la portata e la potenza insite in questa interrogazione». Ciò su cui dobbiamo dunque vigilare è che non abbiamo ad adagiarci in un vissuto routinario, senza «cogliere i movimenti dello Spirito di Dio dentro le pieghe della storia». Anche perché, tra le menti più lucide del cattolicesimo italiano è chiara la sfida che «i nuovi mondi antropologici che il digitale e le frontiere aperte dalla tecnoscienza e dell’etica della vita hanno posto di fronte a noi». Occorre una riflessione su come recuperare quella dimensione popolare, che per anni ha animato le nostre parrocchie e reso accessibile a tutti l’annuncio della fede. E’ tempo di risvegliare il «gigante addormentato»: il mondo dei laici credenti. Non basta ritoccare l’architettura delle nostre comunità, accorpando e inventando nuove strategie, occorre risvegliare le coscienze dei credenti, affinché ascoltino ciò che lo Spirito dice oggi alle Chiese. E’ il grande invito di Papa Francesco al discernimento, alla sinodalità (camminare insieme).

L’Arcivescovo sottolinea l’urgenza di:

  • Imparare a pensare: in un contesto di slogan obbligatori e notizie selezionate per gli interessi di chi sa chi, esercitando un pensiero critico, che si interroga sul senso di quello che capita e sulle responsabilità che ci chiamano”. Quanti di noi, prima di prendere posizione su temi sensibili hanno cercato un confronto, hanno approfondito le ragioni della morale cristiana?
  • imparare a sperare oltre la morte: affermando la fede nella resurrezione di Gesù e nella nostra resurrezione, per contrastare la visione disperata di una mentalità diffusa e arrendevole di fronte alla morte”. Una persona inguaribile non è mai incurabile, che società andiamo a creare se tutte le fragilità debbono essere soppresse o incoraggiate a porsi a lato della vita sociale.
  • Imparare a prendersi cura: apprezzando le molte forme di solidarietà che in tanti ambiti professionali ed ecclesiali sono sovrabbondate sino all’eroismo e mettere a frutto quello che si è sperimentato sull’importanza del prendersi cura della persona e non solo dell’incremento tecnico scientifico della cura”.
  • Imparare a pregare: alla presenza del Signore, docili allo Spirito di Gesù, praticando la preghiera in comunità, in famiglia e personale” (Introduzione). Quest’anno tutte gli incontri formativi e di preghiera approfondiranno i cc. 13-17 del Vangelo secondo Giovanni: il senso della sua morte espresso nella lavanda dei piedi e il lungo discorso d’addio, in forma di preghiera al Padre, tutto centrato sul suo desiderio che noi fossimo una chiesa unita, libera e lieta. Un Chiesa divisa, schiava della mondanità, triste nel volto, non affascinerebbe nessuno. Scrive l’Arcivescovo: “Non siamo ingenui: le tentazioni di protagonismo, di rivalità, di invidia, di scarsa stima vicendevole sono sempre presenti e seducenti. Ci sono stati tempi di confronti aspri, di polemiche e divisioni anche nella nostra Chiesa. La preghiera di Gesù che chiede al Padre la grazia dell’unità sia la nostra preghiera e decida la disponibilità di tutti” (c.II/3). Ancora: “Per me è incomprensibile che il risentimento, l’amarezza, le ferite siano, per così dire una buona ragione per lamentarsi dei fratelli e delle sorelle della propria comunità, dei preti, del Vescovo, del Papa. Piuttosto si dovrebbe riconoscere un desiderio ardente di correggere e di correggersi, di dedicarsi a un’intensa preghiera di intercessione, di praticare la correzione fraterna e il perdono benevolo” (c.II/8).

 

Le quattro perseveranze

    Noi discepoli del Signore siamo chiamati ad attraversare il tempo nella perseveranza.

In un suo bel testo, Phiippe Menoud scrive che «tutta l’esistenza dei fedeli non è altro che una perseveranza”.  L’autore ci rimanda agli Atti degli Apostoli, precisamente al capitolo secondo. Egli parla di quattro perseveranze, che costituiscono il proprium, o se volete la «differenza cristiana» nel mondo:

  • la perseveranza nella fedeltà al magistero degli apostoli, perché «contiene tutta la verità che salva»; certo, per mantenersi fedeli ad esso occorre documentarsi e conoscerlo.
  • la perseveranza nella comunione fraterna, Il Covid-19 ci ha strappato tanti momenti di condivisione e di conoscenza è tempo ci cercare con genio creativo, forme nuove e sostenibili in questo tempo;
  • la perseveranza nell’Eucarestia, che realizza visibilmente la presenza di Cristo tra noi e genera una comunità che annuncia il Regno, anche facendosi prossima ad ogni umana fragilità; per questo motivo abbiamo spostato il sabato e la domenica tutta l’Iniziazione cristiana dei ragazzi/e. Lentamente ma inesorabilmente la catechesi aveva preso il posto di ogni altra forma di introduzione all’incontro con il Signore, Eucarestia e fraternità in primis. Va eliminata l’idea che l’incontro con il Signore coincida con un ‘noioso’ indottrinamento concettuale, privo di qualsiasi dimensione esperienziale e spirituale.
  • la perseveranza nella preghiera, questo “per ringraziare della salvezza che li ha raggiunti, perché con obbedienza accettino il loro posto nel piano della salvezza e perché siano veri e fedeli testimoni”. Obiettivo della preghiera è ottenere il dono dello Spirito Santo, per essere forti contro il male e discernere la volontà di Dio sulla nostra vita. Vale l’adagio di San Paolo: “vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni forma di male» .

E’dunque di capitale importanza che «la Chiesa non si rilassi in queste quattro perseveranze».

 

Il “Gigante addormentato”

Non è più tempo di clericalismo: il prete che sa tutto e decide da solo. Il vero problema è che il mondo dei fedeli laici è come un “Gigante addormentato” che va scosso dal suo torpore. Perché “Gigante”? Perché i fedeli laici sono la stragrande maggioranza nella Chiesa. In virtù del loro Battesimo, essi hanno ricevuto uno spirito profetico (capace di indicare nuove vie), inoltre, con la propria intelligenza e professionalità, hanno maturato competenze differenziate e di alto livello. Eppure in molti manca il coraggio di farsi avanti, di passare dalla collaborazione alla corresponsabilità. E’ per questo motivo che l’Arcivescovo ha chiesto ai Decani di affiancare agli incontri mensili del clero (Fraternità sacerdotale del clero decanale) un nuovo organismo costituito da laici (Assemblea sinodale decanale), per interpretare meglio la realtà del territorio in cui normalmente le persone vivono e lavorano (territorio esistenziale) e “descrivere e motivare forme di presenza dei cristiani nella vita quotidiana, familiare, professionale, sanitaria, culturale, amministrativa, eccetera” (c. II/5). Le Parrocchie del nostro Decanato di Legnano hanno già costituito una Giunta (laicale) denominata “Gruppo Barnaba”, in onore dell’apostolo “uomo virtuoso, pieno di Spirito Santo e fede” (Atti 11, 24a). Già dei macrotemi si affacciano alla nostra attenzione: il mondo della Scuola, in particolare delle Superiori che vedono arrivare a Legnano migliaia di studenti ogni giorno, a fronte delle scarse presenze giovanile nei nostri Oratori. La pastorale familiare: sostegno ai cammini di fede in famiglia e aiuto a quelle in difficoltà di coppia o genitoriali; nonché la cura e la formazione dei giovani sui temi dell’affettività e della futura vita insieme. La pastorale giovanile e soprattutto l’attenzione alla coltivazione di una coscienza morale cristiana dei giovani e della loro spiritualità, mentre immaginano il loro futuro (vocazione). Il rinnovo delle Caritas parrocchiali - nel 50° di fondazione della Caritas internazionale voluta da Paolo VI – formando gli operatori pastorali e cercando nuove sinergie con il Territorio. Il rapporto con il mondo della comunicazione, verificando i nostri stessi mezzi e operatori pastorali in questo settore. Questi sono alcuni temi che insieme (sinodalmente) fedeli laici e clero siamo chiamati ad affrontare.

 

La centralità della famiglia

Conosciamo bene l’impegno che oggi comporta la vita di coppia, i nostri incontri mensili con i gruppi di giovani coppie e con altri gruppi formati da genitori, ce lo testimoniano dal vivo. Per questo esprimiamo loro la nostra stima. Ormai sono noti tutti i servizi che la nostra comunità offre per il sostegno delle famiglie: dagli incontri mensili in piccoli gruppi nelle case, alla Caritas, al Centro per la Famiglia, alla Onlus con gli sportelli psicologici per adolescenti, al doposcuola e così via. Non ultimo il forte impegno dell’Oratorio durante l’estate. Nonostante tutto questo, con realismo l’Arcivescovo ci ricorda che: “L’annuncio del Vangelo della famiglia suona antipatico in una cultura che diffida dei legami indissolubili e delle responsabilità verso le persone amate. L’individualismo rischia di essere principio indiscutibile dei comportamenti e quindi anche il criterio per organizzare la vita sociale e le sue leggi […]. Sembra che prevalga una logica individualistica    che intende assicurare a ciascuno il diritto di fare quello che vuole […]. La visione cristiana della vita, dell’uomo e della donna, della vicenda personale e della storia del popolo considera invece centrale la famiglia, i legami affidabili, la riconoscenza come principio intergenerazionale, la fecondità come bene comune e promessa di futuro, l’educazione delle giovani generazioni come responsabilità ineludibile della famiglia” (c. III/4). Molto può la forza dei Sacramenti, in particolare la Confessione e l’Eucarestia per cementare la vita di coppia e della famiglia, per questo esortiamo a che tra di voi ancora convive o è sposato solo civilmente a celebrare in semplicità il sacramento del matrimonio. Per i divorziati in nuova unione vale quanto cinque anni fa il Papa ha indicato nell’Esortazione Apostolica Amoris laetitia; cioè, che per taluni fedeli divorziati in nuova unione, dopo un discernimento personale e pastorale è possibile la riammissione ai sacramenti. La comunità cristiana si affianca con discrezione ai genitori, primi educatori dei figli alla vita e alla fede, per un sostegno nello svelare loro il senso di una vita che va oltre la morte (speranza), per comprendere la loro vocazione a 360 gradi, educandoli alla logica del dono e della fraternità.

 

Riscoprire l’anno liturgico

 “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10,40-42). La ‘parte migliore’ è stare ad ascoltare Gesù, trovando spazi di riflessione personale e comune nella frenesia del quotidiano. Questo aiuta a rientrare in se stessi non solo abitati da pensieri cupi, bensì da parole di consolazione. L’Arcivescovo Delpini sostiene che il vero programma pastorale del cristiano è lasciarsi condurre per mano dalle celebrazioni dell’Anno Liturgico, con le sue Memorie, Feste e Solennità. Se è vero che ogni anno liturgicamente è identico, pur nel variare ciclico delle letture della Messa, noi non siamo gli stessi e la Parola di Dio ci coglie sempre in nuove ed inedite situazioni per sostenerci nella speranza. Certo, come scrive l’Arcivescovo: “le celebrazioni tristi, grigie, noiose sono forse il segno di comunità tristi, grigie e noiose: è come se lo Spirito fosse trattenuto, come se ‘il roveto ardente’ (cfr. Esodo 3) fosse solo una fotografia” (c.IV/1). Abbiamo notato che un po’ di anni non vengono prodotti canti nuovi, i nostri cori si assottigliano, i musicisti scarseggiano o, se trovati, vanno giustamente retribuiti. In una parola: la nostra comunità parrocchiale ha bisogno di laici che mettano a disposizione i loro talenti canori e musicali con generosità, come autentici operatori pastorali.

 

La conclusione è un nuovo inizio: uniti, liberi e lieti

    Preghiamo insieme: Ti rendiamo lode Padre, perché hai accolto la preghiera del tuo Figlio: «La gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una cosa sola come noi siamo una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me» (Vangelo di Giovanni 17,22-23).