ARCHIVIO STORICO  
  della Parrocchia di San Magno  

La documentazione conservata nell’archivio storico di San Magno è un patrimonio culturale prezioso, significativo per antichità e importanza del materiale raccolto. Esso costituisce una fonte essenziale per redigere la storia delle multiformi espressioni della vita religiosa, pastorale, culturale e civile della città di Legnano, in quanto vi sono raccolti sistematicamente tutti i dati con cui è scritta l’articolata vicenda della nostra comunità ecclesiale, a partire dal 1500.

Bisogna tener presenti alcune date particolarmente significative per la storia d’Italia e della città.

In primo luogo è importante ricordare che nell’anno 1563, concluso ormai il Concilio di Trento (1545-1563), viene prescritto alle parrocchie di tenere la registrazione anagrafica degli atti di nascita, di matrimonio e di morte. Tale registrazione anagrafica, fino all’unità d’Italia, nel 1861, rimase sconosciuta ai Comuni e fu attuata solo dalle parrocchie.

Per quanto concerne Legnano, fino al 1907, la parrocchia di San Magno era l’unica esistente sul territorio, forse la più importante fonte di conoscenza della vita ecclesiale e civile della città.

 

Tipologie dei documenti dell’archivio.

In primo luogo abbiamo i registri anagrafici: enormi volumi dei “nati”, dei “morti” e dei matrimoni, registrazioni che vanno dal 1577 a tutt’oggi. Da tali atti è possibile ricostruire la genealogia delle famiglie, la condizione sociale e civile della popolazione.

Particolarmente interessanti per ricostruire l’ambiente sociale sono i volumi che, dal 1788 fino al 1863, registrano lo “Status animarum”, un vero e proprio censimento della popolazione legnanese. Qui, anno per anno, sono registrati tutti i nomi degli abitanti; oltre ai dati anagrafici viene registrata anche la condizione, cioè la collocazione sociale di ciascun individuo.

Ci sono anche i nomi dei notabili della città, professionisti e amministratori, quali farmacisti, notai, nobili. Si evince che le famiglie più antiche erano i Vismara, i Lampugnani e anche gli Oldrini, i Corio. Il loro nome e la loro condizione compaiono sia nei sopra menzionati registri anagrafici sia negli atti di compravendita, nei testamenti antichi, nei livelli (affitti), nei benefici, nei legati… tutti documenti suddivisi e catalogati in numerosi raccoglitori.

Al riguardo, i documenti più antichi risalgono al 1406 e al 1411 (testamento Vismara), anche se non si tratta di originali, ma di copie cartacee del 1700. Infatti alcuni dei primi documenti sono copie manoscritte del ‘600-‘700, scritti in latino, disposizioni testamentarie e donazioni. Pertanto i primi atti del nostro archivio, scritti in latino, hanno un carattere giuridico, con espressioni stereotipate, tipiche dello stile notarile.

È interessante notare come, in un tempo in cui non esistevano uffici catastali ed enti locali, ai notai fosse affidato il compito di tutelare leggi e diritti.

Un documento di grande interesse è quello della fondazione della parrocchia, datato 24 dicembre 1482. E’ la trascrizione di un notaio che afferma di aver copiato, con diligenza, l’originale.

Invece il più antico documento originale dell’archivio risale al 30 agosto del 1519. È un atto della causa tra i deputati di San Magno e gli eredi di Giacomo Antonio Lampugnani circa il lascito da questi fatto per la cappella di San Pietro con testamento del 30 agosto 1513. 

Di particolare rilievo le ricevute di Bernardino Lanino per gli affreschi di San Magno (1565).

Altri testi fondamentali per la ricostruzione della vita sociale e civile legnanese sono i Registri delle ordinazioni del Capitolo della Fabbriceria di San Magno, volumi manoscritti che coprono l’arco di tempo che va dal 1606 al 1869.

Ivi gli amministratori della chiesa registravano tutte le ordinazioni cioè tutti gli atti amministrativi e di compravendita inerenti le chiese di San Magno, di Santa Maria delle Grazie, di Sant’Ambrogio. Questi registri costituiscono una fonte inesauribile di notizie. Troviamo un documento del 1515 di un legato di Francesco Lampugnani per l’organo di San Magno; un inventario del 1609 degli argenti e suppellettili di San Magno; l’autorizzazione di pagamento al pittore Francesco Lampugnani per la fattura di tre quadri per la chiesa di San Magno. C’è pure un istromento, cioè un rogito del 1610 per la compravendita di un terreno per la costruzione della chiesa delle Grazie. Questi pochissimi esempi ci sembrano utili per far intuire la ricchezza e l’importanza del materiale custodito.

Tutta la contabilità è poi ricostruibile, oltre che da singoli documenti cartacei, anche dai vari Libri Mastri che vanno dal 1772 al 1858.

A tutti questi vanno aggiunti i volumi dei verbali delle riunioni del Capitolo della Collegiata (1595-1734), quelli della Fabbriceria che arrivano sino al 1935 e gli editti Vescovili (1594-1814), le circolari diocesane (1792-1869), i documenti riguardanti le Confraternite.

Infine, non mancano planimetrie e disegni geometrici, quasi tutti di fine Ottocento e del XX secolo.

 

Pergamene e reliquie

Un significativo valore storico è poi rappresentato dalle pergamene.

Come è noto, si tratta di documenti particolarmente raffinati, non tanto per l’antichità, ma perché scritti su materiale pregiato: pelle di pecora macerata e sottoposta a particolari trattamenti che consentivano di poter scrivere su doppia facciata. Ne abbiamo parecchie di varie epoche e molte sono bolle papali autografe (documenti pontifici muniti di sigillo) dei Papi Clemente VII (1602), Urbano IX (1632), Innocenzo X (1652) e altri, per l’assegnazione di incarichi o investiture ecclesiastiche. I sigilli, che autenticavano i documenti, purtroppo, sono andati in gran parte perduti. Il nostro documento più antico scritto su pergamena è del 1561 ed è redatto sul retro di pergamena forse del secolo precedente. Lo stato di conservazione non è dei migliori, anche perché l’umidità dell’ambiente è inadeguata.

 

Abbiamo pure un gran numero di ricognizioni di reliquie di Santi e Martiri, anche queste, per lo più, su pergamena. Si tratta di documenti ufficiali in cui il vescovo o il vicario episcopale, in visita pastorale, riconosce, certifica e autentica le reliquie e il loro stato di conservazione.

La ricognizione più antica (1626) è quella delle reliquie dei SS. Martiri, portate da Cagliari.

 

“Libri chronici”

Nell’archivio di San Magno vi sono anche importanti fonti narrative, cioè insieme di notizie narrate direttamente dai protagonisti. Anche qui si tratta di documenti storici di fondamentale importanza, in quanto gli stessi personaggi dell’epoca raccontano e tramandano gli avvenimenti di cui sono stati testimoni.

Fonti preziose di notizie sono le memorie del Prevosto Pozzo (1628-1652) e le varie cronache – Liber Chronicus - dei prevosti monsignor Gianni, monsignor Gilardelli e monsignor Cappelletti.

L’opera di Agostino Pozzo si intitola MEMORIE DELLA CHIESA DI SAN MAGNO IN LEGNANO DEL 1650. Si tratta di un manoscritto originale rilegato in cartone, finito con carta uso pergamena. È una vera e propria documentazione storica, ricca di riferimenti religiosi, artistici e culturali. Vi si racconta la storia della chiesa di San Magno, delle reliquie, delle processioni, delle feste e delle solennità. Sono descritti gli altari, i dipinti, le statue, i beni della Fabbrica, dell’ospedale sant’Erasmo. Inoltre, vi è la descrizione di tutte le chiese di Legnano.

Insomma, ancora oggi è un’opera fondamentale a cui ogni studioso di storia e arte legnanese deve far riferimento.

È proprio il Pozzo la fonte da cui è tratta la data del 4 maggio 1504 per l’inizio dei lavori di costruzione della chiesa.

Anche monsignor Domenico Gianni ci ha lasciato un Liber chronicus significativo per notizie storiche e descrizione delle vicende riguardanti San Magno. La sua narrazione non copre soltanto l’arco di tempo degli anni della sua prepositura (1873-1906), ma risale ai periodi precedenti.

Il Liber chronicus di monsignor Gilardelli (1906-1939) ha inizio nel gennaio del 1907 e arriva sino al 1934.

La cronaca di monsignor Cappelletti (1940-1959) è l’ultima e certo la più drammatica, con riferimento ai bombardamenti e alle tragedie dell’ultima guerra mondiale.

Le cronache successive sono affidate al settimanale “Luce” e ai verbali della Fabbriceria, dei Consigli Pastorali e degli Affari economici.

Va anche menzionato un manoscritto autografo dello storico legnanese Giuseppe Pirovano, intitolato “Memorie storiche su Legnano” (1883). Si tratta di brevi notizie geografiche, geologiche, economiche e storiche della città e delle sue chiese.

 

Messali

L’archivio possiede anche un discreto numero di opere d’arte. Si tratta di pregiati messali di rito romano e ambrosiano catalogati dalla Soprintendenza ai Beni Culturali. Il più antico è un bel Missale Ambrosianum del 1640, dalla rilegatura in cuoio rosso con impressioni in oro. Il frontespizio è riccamente “inciso in rame” con la figura di Sant’Ambrogio e scene della sua vita. All’interno ci sono pregevoli incisioni.

Tutti i beni artistici di San Magno sono stati oggetto di accurata catalogazione da parte della Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali. Tale catalogazione si trova, appunto, in archivio, che è, naturalmente, sotto la tutela della Curia Arcivescovile di Milano.

Data la sua importanza, l’archivio è a disposizione degli studiosi previa autorizzazione del Parroco. In questi anni sono state svolte ricerche monografiche, tesi di laurea e studi sfociati in interessanti pubblicazioni di ordine storico-artistico.

Attualmente i dati sono stati immessi in computer.

 

Ambiente

L’archivio, dall’anno 2009, è collocato al pianterreno della vecchia casa prepositurale, adeguatamente sistemata. I locali sono ampi, luminosi e distinti in tre diverse sale destinate alla conservazione dei documenti, alla consultazione e lettura e alla segreteria.

Sotto il profilo organizzativo (catalogazione, ordine, inventario, scaffalature, inserimento dati in computer) l’archivio è curato e adeguatamente ordinato.

La sala lettura è anche utilizzata per le riunioni periodiche del Centro Culturale San Magno.

 

Collaboratori volontari sono: Prof. Giovanna Bonelli, Dott. Giuseppe Rovera, Prof. Maria Teresa Fiorista Simontacchi.

L'archivio, con ingresso da via Gilardelli, è aperto regolarmente il giovedì dalle 9.30 alle 12.00 e, su appuntamento, anche il martedì.