1. Che cos’è un Centro Ascolto Famiglia.

a)        Quello che un CAF non è : lo ‘specifico’ di un CAF rispetto a un Consultorio familiare [struttura; servizi e attività] e altre strutture di sostegno alla famiglia.
b)        CAF : finalità, struttura, servizi attività.
           
c)         CAF e Gruppi di dialogo familiari) [finalità, struttura; attività].

 

2. Cosa viene richiesto a un operatore del CAF.

a) i requisiti : predisposizione all’ascolto; volontà di confrontarsi senza timori e individualismi, formati e supervisionati da uno specialista.
b) il servizio : accogliere, ascoltare e ‘leggere’ chi accede alla struttura; lavorare in rete con tutte le risorse del territorio attente ai bisogni della famiglia; continuo aggiornamento e coordinamento della propria azione, creando equipes tra gli operatori.

 

3. La formazione degli operatori.

Una serie di incontri tenuti con metodo interattivo, dove cioè non ci si limita all’ascolto di una lezione-conferenza, ma si interagisce con il formatore ‘giocandosi’ in prima persona come primo terreno di sperimentazione della tematica affrontata, per arrivare a simulare le situazioni pratiche che verranno a crearsi nella conduzione del Centro di Ascolto.

PERCORSO DI FORMAZIONE

1 – punto di partenza: i lineamenti di antropologia – il “progetto uomo” – che ispirano e guidano ogni nostro intervento.
2 – acquisizione di una ‘tecnica’ dell’accoglienza, ascolto, comprensionedell’utenza. Ogni passaggio prevede una parte introduttiva di inquadramento psicologico (sulla persona, la sua emotività ed il bisogno di aprirsi e confrontarsi), seguita dalla presentazione di esperienze di operatori che calino nel concreto quanto esposto.

a)        L’ascolto come attitudine di fondo con la quale porsi verso la persona che interpella e richiede disponibilità all’accoglienza ed alla condivisione.
           
b)        L’instaurazione di un rapporto di empatia e sintonia tra le persone, che favorisca l’emergere della dimensione fiduciale quale componente base per un percorso fin dal primo ascolto.
c)         La comprensione della persona, delle sue potenzialità spesso inespresse, così come lo stesso bisogno di aiuto, non sempre dichiarato esplicitamente. Occorre far lavorare gli aspiranti operatori sulla loro capacità di valutare realmente la persona che hanno di fronte, superando da una parte la paura di essere inadeguati, e dall’altra il ‘velo’ creato dalle immancabili emozioni e precomprensioni (se non pregiudizi) che l’altro trasmette, spesso alterando la realtà autentica del suo essere.

3 – primo inquadramento della situazione e indicazione di possibili strategie di risposta al bisogno.

a)        Illustrazione da parte di operatori professionisti o volontari ‘anziani’ delle più frequenti ‘situazioni problematiche’ (personali; coniugali; genitoriali; familiari) con le quali si viene a contatto in un centro di ascolto.
b)        Illustrazione delle risorse presenti nel territorio (consultori; centri specializzati per la conduzione psicologica e presidi sanitari; studi di professionisti vari; servizi di assistenza sociale nei Comuni limitrofi ecc.) segnalate per eccellenza di prestazioni ed eticità di interventi, ed eventuale aiuto per l’invio ad una di esse.

 

4 – dal CAF ai gruppi di dialogo familiare.

Va sempre ricordato che il cuore del nostro intervento è la relazione fiducialeinstaurata con la persona; anche dopo l’eventuale invio presso una struttura attrezzata per prestazioni professionali e specializzate, questa relazione fiduciale rimane un patrimonio da custodire e coltivare nell’ambito di una dimensione comunitaria (umana ed ecclesiale) largamente e profondamente intesa e vissuta.
Da qui il ‘passaggio collegamento’ con una rinnovata esperienza dei gruppi di dialogo familiare, non limitati ad una formazione teologica e biblica di base, ma capaci di interagire con la persona e la coppia per favorire la dinamica comunicativa nella condivisione delle proprie esperienze e risorse.
In questo senso appare strategico il ruolo della coppia-guida, inteso come vero e proprio servizio pastorale, necessitante di un suo specifico percorso di formazione, nonchè di appositi momenti e strumenti di coordinamento, aggiornamento e supervisione.