LINEE DI PASTORALE PARROCCHIALE 2022-2023

 

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Come ogni anno consegniamo alla nostra comunità parrocchiale alcune linee per camminare insieme secondo il Vangelo. Quanto sotto indicato riprende alcuni passaggi nodali della Lettera pastorale dell’Arcivescovo Mario Delpini per l’anno 2022/23, intitolata “Kyrie, Alleluja, Amen. Pregare per vivere, nella Chiesa come discepoli di Gesù”.

A dieci anni dalla scomparsa del Card. Martini, il nostro Pastore sente l’esigenza di riprendere la prima lettera pastorale del Cardinale scritta nel 1980: “La dimensione contemplativa della vita”.

Così l’indimenticato Arcivescovo si rivolgeva alla frenetica Milano della Finanza, della Moda e del Terziario. L’occasione permette a Mons. Delpini di aiutarci a riflettere sul tema della preghiera. Accostiamoci dunque agli spunti più suggestivi e alle indicazioni pastorali. Ogni paragrafo che tratteremo sarà accompagnato da domande per la riflessione personale e di gruppo (operatori pastorali).

 

ABBIAMO BISOGNO DI PREGARE

«Come sarà possibile conservare la gioia nei giorni tribolati della storia umana? Come sarà possibile sostenere il logoramento dei tempi faticosi, senza perdere la speranza?» scrive l’Arcivescovo e continua: «abbiamo bisogno di pregare per attingere ogni giorno, insieme e personalmente, a un principio di pace e fortezza… I preti devono chiedere alla gente: come pregate? In che modo possiamo aiutarvi a pregare?». La stessa domanda la gente la deve ‘girare’ ai preti e alle religiose.

L’invito di Delpini è a verificare a livello personale e comunitario:

«il proprio modo di celebrare, di pregare, e a introdurre attenzioni, proposte, occasioni, per offrire a tutti percorsi di preghiera che siano l’anima, il respiro, la forza della vita cristiana».

Volentieri accettiamo questa provocazione dell’Arcivescovo e lasciamo spazio all’interrogazione personale e comunitaria.

 

LA VERA SPIRITUALITÀ

Vi sono diverse persone che si definiscono spirituali ma non religiose. Che cosa significhi in concreto ne accenna bene l’Arcivescovo dicendo che:

«si tratta di una sorta di disciplina del benessere spirituale, una pratica per stare bene con se stessi … propiziato da parole, musiche, sguardi, silenzi. La spiritualità è ridotta a servizio dell’individuo, una ricerca di benessere individuale».

Per il cristiano la spiritualità è in realtà «un itinerario, una ricerca» che non porta ad un ripiegamento su se stessi, ma punta ad un incontro, quello con Gesù. Da qui la richiesta al Signore stesso di indicarci la via, di insegnarci a pregare, per conoscerlo, incontrarlo e camminare con lui, nello Spirito, verso il cuore del Padre. Da una lettura attenta dei Vangeli, notiamo come Gesù era uso pregare molto, soprattutto al mattino presto e al calare della notte, in luoghi appartati, nel silenzio. Gesù conosceva bene le Scritture che a lui rimandavano e da buon ebreo utilizzava i centocinquanta Salmi. Incuriositi da questo suo impegno nell’orazione, i discepoli gli chiesero di insegnare anche a loro a pregare come lui. La risposta di Gesù fu di pregare incessantemente, senza sprecare parole, nel segreto e nel silenzio, senza ostentazione. Il Signore fece loro comprendere che il Padre dà volentieri lo Spirito Santo a chi lo chiede e semina con abbondanza la sua Parola in tutti i cuori. Dai Vangeli sappiamo anche che Gesù ha consegnato ai ‘suoi’ un’unica preghiera: il Padre nostro.

Essa contiene tutto ciò che possiamo chiedere e ottenere da Dio, che Egli invoca come Padre. Chiamare Dio Padre significa riconoscere la fraternità universale che avvolge ogni creatura, ogni persona. Da qui l’impegno etico a vincere ogni inimicizia e a promuovere una vera fraternità ed un’amicizia sociale nei ‘territori esistenziali’ dove normalmente viviamo. Ma Dio è un Padre affidabile? Il dolore, la malattia, le catastrofi naturali, la morte non inficiano tutto questo? La condivisione di Gesù con la nostra umanità, drammi compresi, getta un fascio di luce sull’ombra lunga del sospetto che Dio, in realtà, sia indifferente ai destini umani. La volontà di Dio, il cui compimento imploriamo, è la salvezza di ogni uomo, la salute purtroppo è legata indissolubilmente alla fragilità umana. Per questo chiediamo con insistenza che venga il Regno di Dio, cioè che Gesù ritorni tra noi.

Nel frattempo con perseveranza e pazienza ci impegniamo perché ogni uomo e donna abbia il pane di ogni giorno, cioè di che vivere, lottando per la giustizia e promuovendo la legalità. Ma il termine greco che allude al pane quotidiano rimanda chiaramente al pane eucaristico, che spezziamo obbedienti al comando di Gesù. Mangiare di questo cibo, che è il Corpo di Cristo, ci fa entrare in comunione con lui e con i fratelli e le sorelle nella fede. Da qui il dovere di creare una comunità ‘ministeriale’, dove ognuno contribuisce alla testimonianza del Vangelo e al servizio al prossimo.

L’Eucarestia non può essere ridotta a culto privato. Le messe in streaming non hanno più nessun valore se non per chi è sinceramente infermo. Le forze negative presenti nel mondo richiedono un aiuto dall’alto. Il maligno opera nei lati oscuri della nostra mente, nelle zone paludose dei nostri pensieri. Occorre frenare subito il dialogo con il male, che in varie forme ci abita.  Ecco perché la preghiera di Gesù si chiude con la richiesta di liberarci dal male e dal maligno. Unica condizione per essere esauditi è intraprendere l’arduo cammino del perdono di se stessi (guardarsi con gli occhi misericordiosi di Dio) e perdonare gli altri (che non significa dimenticare il male subito). Quali aspetti di questa preghiera, che spesso recitiamo, ci trovano ancora inadempienti?

 

LA FAMILIARITÀ CON LE SCRITTURE

La pratica della Lectio divina, che di fronte al testo biblico articola quattro domande:

  • Che cosa dice il testo (comprensione)?
  • Che cosa mi dice in testo (meditazione)?
  • Che cosa dico io a Dio (preghiera)?
  • Che cosa devo fare (azione)?

è il metodo ormai a molti noto, seppur non sempre vissuto. La Scritture Sacre, con i loro settantatre libri, percorrono l’itinerario dell’Alleanza tra Dio e l’umanità: l’Adam (il fragile, colui che viene dalla terra). Antico e Nuovo Testamento, cioè Prima e Nuova Alleanza in Cristo Gesù. Così la Bibbia si apre con il Pentateuco o torà, i primi cinque libri che delineano i tratti costitutivi della fede e dell’identità di Israele.

La memoria successiva è affidata i Libri storici, che narrano la conquista della terra, approfondiscono i codici legislativi, l’insorgere della monarchia, il culto, il tempio e le varie dominazioni straniere.

I testi dei Profeti sferzano l’ipocrisia di chi si dichiara credente, ma manca di coerenza nel vissuto personale. Essi stigmatizzano, sia le ingiustizie, i privilegi, le prevaricazioni, sia le pericolose alleanze con nazioni pagane, preconizzando invasioni e l’esilio. Nel contempo gli stessi Profeti consolano e rincuorano il popolo parlando di una Nuova Alleanza con Dio, di una legge scritta nel cuore di ognuno e non sulla pietra, di un Messia che avrebbe salvato e redento il suo popolo.

Lo sguardo si allarga con gli autori dei Libri Sapienziali, che si prendono a carico le domande essenziali di ogni uomo sull’essere, sull’esistere, sul male, sul dolore, sulla morte stessa. Siamo alle soglie dell’alba messianica. È un’aurora che sfolgora nella sua pienezza nel giorno della resurrezione di Cristo, dando così il sigillo divino a tutto ciò “che Gesù fece e insegnò”, come afferma Luca. A partire dalla narrazione dell’evento pasquale nasce l’unico Vangelo in quattro redazioni. Il messaggio di Gesù, attraverso l’apostolo Paolo raggiunge le province dell’impero romano, fino ad approdare a Roma stessa.

Le sue tredici Lettere, e quelle assegnate ad altri apostoli, così come il grandioso tempio della letteratura di San Giovanni (Vangelo, tre Lettere, Apocalisse), costituiscono un ulteriore testimonianza della vivacità, vitalità e pluralità del cristianesimo delle origini.

Tutto questo è Parola di Dio, indicazioni per un cammino di vera umanizzazione (santità), così come Dio ci ha pensati creandoci.

Nella nostra Parrocchia vi sono Gruppi di Ascolto della Parola, le omelie dei sacerdoti, ma tutto questo è sufficiente per rendere la Parola norma di vita per il santo popolo di Dio? Quale rapporto con la Parola di Dio viene veicolato nelle catechesi di Iniziazione Cristiana e nella pastorale giovanile in genere? È sufficiente la Scuola della Parola che vede coinvolti una sessantina di giovani della Città? Durante il Covid abbiamo sospeso la Liturgia delle Ore prima delle messe, sostituendola con il Santo Rosario, è tempo di ripristinarla?

Concretamente la quasi totalità della nostra gente accosta la Parola di Dio durante l’Eucarestia domenicale. 

Occorre anche interrogarci sulla qualità celebrativa delle nostre Messe festive. Le orazioni del messale e i canti fanno da eco, seppure con autorevolezza e profondità diversa, alla Parola di Dio. Tra l’altro, l’Arcivescovo si domanda:

«Come mai in molte nostre comunità la gente canta così poco e così male?».

Quali suggerimenti per il canto e l’animazione musicale delle nostre celebrazioni?

 

CHE COSA DOBBIAMO CHIEDERE NELLA PREGHIERA?

Sant’Agostino grande Padre della Chiesa d’Occidente ricorda che possiamo pregare utilizzando liberamente parole che vogliamo, ma il contenuto non deve discostarsi da quanto insegnatoci da Gesù nel Padre nostro. Esso infatti è la norma della preghiera. Ciò che Dio dona volentieri è lo Spirito Santo. Dunque all’inizio di ogni preghiera è necessario invocare lo Spirito Santo; durante ogni preghiera è bene non manchi un riferimento concreto alla Parola di Dio, magari quella del giorno, facilmente reperibile in internet. Forse la preghiera non cambia la realtà, ma certamente modifica il nostro sguardo su di essa, donandoci gli occhi delle fede, la capacità di leggere ogni cosa con gli occhi di Gesù. Scrive l’Arcivescovo:

«Il Padre esaudisce la preghiera dei suoi figli, così come ascolta quella del Figlio. Non secondo le aspettative e l’immaginario di chi geme e prega, ma accompagnando anche nelle prove della vita, anche nelle situazioni che non si modificano, alla pienezza di Cristo, fino all’uomo perfetto».

Dunque la Provvidenza divina non si manifesta tanto in prodigiosi esaudimenti di preghiere che sicuramente chiedono cose buone, come la salute propria o dei propri cari, quanto nel far si che essi non vadano perduti, che l’ultima parola su ciascuno di noi non sia disperazione e morte.

La preghiera dunque, in questi casi, si fa richiesta di coraggio, di affidamento totale al mistero di Dio. Certo tutto ciò non è né semplice né immediato. L’Arcivescovo Delpini propone all’Arcidiocesi due intenzioni particolari di preghiera: per le vocazioni, per la pace.

 

La parola ‘vocazione’, che significa chiamata, non può essere semplicemente relegata al mondo clericale, ma riguarda ogni uomo, ogni battezzato, chiamato a scoprire a che cosa il Signore lo chiama nel mondo e a maggior ragione nella chiesa. Ciò che è certo è che tutti siamo chiamati alla santità. Nel Vangelo secondo Luca, Gesù chiede di pregare per ottenere operai per la messe (cfr. Lc 10,2). Il Papa, recentemente, ha insistito sull’importanza dell’accompagnamento alla vita matrimoniale, con un bel documento, che sarà oggetto di attenzione della pastorale familiare. Particolarmente acuto è il problema della carenza di vocazioni alla vita religiosa e al sacerdozio ministeriale. Nelle nostre comunità mancano i presbiteri. Lascio spazio ad un’altra pagina del nostro Pastore circa il pregare per le vocazioni. Egli afferma che gli adulti dovrebbero porsi questi interrogativi: «Che cosa devo fare per aiutare ciascuna delle persone che mi sono affidate a rispondere al Signore? Il Signore chiama questi miei figli, i giovani del mio Oratorio, gli studenti della mia scuola, gli apprendisti della mia azienda, i ragazzi che abitano nel mio stesso condominio a seguire Gesù, a vivere la loro vita come vocazione, a prendere decisione che siano risposte al Signore?».

Tutta la pastorale giovanile è così intrinsecamente vocazionale, questo è il suo scopo. Ancora Delpini: «Quale parola devo dire o tacere, quale proposta devo fare, quale ascolto devo praticare, quali consigli devo dare per aiutare questa persona in età giovanile a vivere in docilità allo Spirito e a portare a compimento la sua vocazione? Per cercare risposta a questa domanda gli adulti pregano per le vocazioni». La domanda qui è semplice: davvero la nostra pastorale giovanile è intrinsecamente vocazionale? Essa è effettivamente efficace nell’aiutare i giovani che ci accostano ad interrogarsi circa la vocazione a cui il Signore li chiama? Quali guide nel discernimento offre la nostra comunità? Come e se vengono fatte conoscere le proposte e i cammini specifici per le vocazioni di speciale consacrazione maschili e femminili?

La pace. È tempo di porre attenzione alla liturgia eucaristica nei suoi vari passaggi. Essa nella sua integrità è mistero di pace, dove il dono di Cristo abbatte ogni muro di separazione tra gli uomini. Ma poco prima di ricevere il suo corpo il sacerdote prega così: “Liberaci, Signore, da ogni male, concedi la pace ai nostri giorni […] tuo è il Regno”.

Pregare per la pace è espressione di fiducia in Dio che opera nei cuori, mediante lo Spirito. Pregare per la pace è inoculare quasi omeopaticamente nella nostra mente, giorno dopo giorno, pensieri che plasmano il nostro agire, che ci rendono meno bellicosi, più saggi, pacati e disponibili al dialogo. La preghiera forma il pensiero, secondo quello di Cristo e ci trasforma in operatori di pace.

 

COME SI PREGA NELLA NOSTRA COMUNITÀ?

Sul nostro sito internet sta in bella mostra uno spazio in cui si elencano i tempi di preghiera in Parrocchia.  A molte tematiche qui sotto elencate, abbiamo già accennato, in forma di domanda, nei paragrafi precedenti. A costo di ripeterci, li rivisitiamo per una verifica generale.

  • Il Triduo Pasquale, cuore dell’Anno Liturgico.
  • La celebrazione dell’Eucarestia in settimana, nelle memorie dei Santi e nei giorni festivi.
  • L’Adorazione eucaristica il mercoledì mattina e il giovedì pomeriggio seguita dalla Messa dello Spirito Santo.
  • La pratica del Santo Rosario il martedì mattina in santuario, il sabato e la domenica prima delle messe serali. Il mese di maggio dedicato a Maria.
  • Le confessioni il giovedì durante l’Adorazione e il sabato pomeriggio. Quelle comunitarie per Natale e Pasqua.
  • I testi di meditazione quotidiana venduti per l’Avvento, la Quaresima e il tempo di Pasqua.
  • La liturgia delle Ore.
  • I funerali e i Battesimi.
  • Il canto liturgico.
  • La preghiera in famiglia.
  • La preghiera nella formazione delle giovani generazioni.