Nota dei Vescovi della Lombardia su «Amoris Laetitia»: «Camminiamo, famiglie!»

«Valorizzare le riflessioni e le esperienze diffuse» e «offrire chiarezza e ulteriore slancio al quotidiano impegno pastorale di tutti noi»: questi gli obiettivi della Lettera che i Vescovi lombardi indirizzano ai sacerdoti, alle famiglie e alle comunità fornendo indicazioni per la ricezione dell’esortazione apostolica post sinodale Amoris Laetitia di papa Francesco.

La Lettera – che pubblichiamo integralmente qui di seguito e scaricabile in allegato cliccando qui – prende titolo (Camminiamo, famiglie!) proprio dall’invito con cui il Santo Padre conclude l’esortazione. Il documento è il frutto del confronto che i Pastori delle dieci Diocesi della regione hanno svolto durante la sessione di lavoro della Conferenza episcopale lombarda svoltasi il 17 e 18 gennaio scorso al Centro di spiritualità presso il Santuario di Caravaggio, sotto la presidenza di monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano e Metropolita lombardo.

 


Camminiamo, famiglie!

Lettera dei Vescovi Lombardi ai sacerdoti, alle famiglie, alle comunità

 

Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare! Questo è l’invito conclusivo dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, pubblicata da papa Francesco il 19 marzo 2016, solennità di San Giuseppe, quale frutto di un’intensa preparazione, che ha visto riunirsi due Sinodi dei Vescovi, raccogliendo il contributo di tante comunità e famiglie.

Noi Vescovi lombardi, oggi, ci rivolgiamo ai sacerdoti, diocesani e religiosi, agli operatori pastorali e alle famiglie delle nostre Chiese locali per esprimerci sulla ricezione di tale importante documento nel nostro contesto. Lo facciamo dopo un po’ di tempo, in modo da poter valorizzare le riflessioni e le esperienze diffuse, per offrire chiarezza e ulteriore slancio al quotidiano impegno pastorale di tutti noi.

 

Un percorso intrapreso da tempo

L’attenzione al matrimonio e alla famiglia ci è sempre stata cara. Nel 2001 i Vescovi lombardi rivolsero una lettera alle famiglie, dal titolo: Seguire Gesù sulle strade dell’amore e della vita, per offrire una “parola che porta gioia”, proprio come la parola di Gesù: “questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,11)” (n.42).  Ci colpisce la profonda sintonia con AL, che inizia così: “La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa”. Questo Vangelo di gioia e speranza è per tutti, come già si diceva nel 2001: “Chiediamo allo Spirito Santo che ci ispiri gesti e segni profetici che rendano chiaro a tutti che nessuno è escluso dalla misericordia di Dio, che nessuno è mai da Dio abbandonato, ma solo e sempre cercato e amato. La consapevolezza di essere amati rende possibile l’impossibile” (n.28). E così si ribadisce in AL: “La strada della Chiesa, dal Concilio di Gerusalemme in poi, è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione... quella di non condannare eternamente nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero” (n.296). Da diversi anni le diocesi lombarde collaborano su vari temi di pastorale familiare, anche riguardo le persone separate, divorziate o risposate; e sono molteplici i gruppi e le iniziative in atto nelle nostre Chiese su questo ambito.

 

Accogliere tutto il ricco messaggio di AL

L’AL è un documento ricchissimo, che il Papa stesso raccomanda di non accostare frettolosamente. Richiede di essere letta e studiata per intero, con pazienza, per comprenderla nelle sue intenzioni e accoglierla nei suoi contenuti e metodi. Nelle diocesi sono state già offerte occasioni di presentazione e studio, sono stati costituiti gruppi di lavoro per l’approfondimento di alcuni aspetti; a livello regionale abbiamo avviato un intenso percorso di formazione dei formatori, che culminerà nella settimana estiva in programma nel prossimo luglio.

L’esortazione apostolica spazia dai fondamenti biblici allo sguardo sulla realtà attuale, ripropone l’insegnamento della Chiesa su matrimonio e famiglia, dilatando gli orizzonti spirituali e pastorali del grande tema dell’amore, entra nel concreto delle vicende familiari ed educative, si incarna nell’esigenza di preparazione e accompagnamento, nelle diverse fasi della vita, specie a fronte di diffusa fragilità.

 

Promuovere la vocazione al matrimonio e alla famiglia

Sono tante le cause dell’attuale grave diminuzione dei matrimoni, religiosi e anche civili. L’incertezza e il timore per il futuro, con l’aumento della precarietà a livello sociale e lavorativo, possono bloccare una progettualità d’amore stabile e generativa. Più forte oggi può essere la tentazione di accontentarsi di esperienze limitate o, peggio ancora, di lasciarsi abbindolare da attrattive semplicemente edonistiche. Eppure ci sorprende come, pure in queste condizioni esistenziali, il cuore di tanti sia anche oggi riscaldato dal desiderio di un amore vero, dalla gioia di un amore che dia senso e pienezza alla vita.

Come Pastori della Chiesa, incoraggiamo ad accogliere questo dono del Signore come qualcosa di prezioso, da non perdere o sciupare, ma da conservare e maturare con delicatezza e attenzione. Invitiamo ad accogliere con fiducia anche un altro dono, strettamente legato a quello dell’amore, cioè quello di generare nuova vita; è proprio infatti nei figli che trova compimento l’esperienza dell’amore. Di fronte al calo delle nascite e a tutti i problemi culturali e sociali che ne sono l’origine, la testimonianza di famiglie cristiane che accettano la sfida della generazione come opportunità di crescita è oggi la via più promettente. 

Dovremo pertanto affinare ancor meglio le nostre iniziative pastorali per aiutare ragazzi e giovani a scoprire la gioia dell’amore, affrontando le tematiche riguardanti l’affettività, la sessualità, la vocazione matrimoniale e genitoriale; tematiche già al centro del confronto fra le nostre Consulte regionali. Tutto questo, però, non avrà buon esito se non con la collaborazione di voi, sacerdoti e famiglie, consacrati e consacrate, comunità che sul territorio testimoniate direttamente la sfida del coniugare vita e fede, mettendo in contatto la concretezza dell’esperienza familiare e l’energia che viene dalla vita cristiana.

 

Accompagnare, discernere, integrare: le prospettive aperte dal cap.VIII

Durante i Sinodi e dopo la pubblicazione di AL, l’attenzione dei mass-media si è concentrata soprattutto sulla problematica legata alle situazioni familiari difficili o complesse (convivenze, matrimoni solo civili, separazioni, divorzi, nuove unioni). Certamente la complessità di queste situazioni è oggi più accentuata rispetto al passato, e ci impone di non attardarci in silenzi inoperosi.

Mentre si ribadisce il significato alto e affascinante dell’amore coniugale (cfr. cap.IV di AL) come cuore della vita di coppia, dobbiamo tener conto delle situazioni reali delle famiglie, e farci carico di accompagnare ogni persona a compiere quei passi che le sono concretamente possibili. Proprio come ci ricorda il Papa: “Benché sempre proponga la perfezione e inviti a una risposta più piena a Dio, «la Chiesa deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta»” (AL 291). 

La strada che come Chiesa vogliamo continuare a percorrere è quella della bellezza dell’amore vissuto in famiglia, pur nella consapevolezza delle difficoltà e fragilità presenti oggi, di fronte alle quali solo la luce della verità e la medicina della misericordia possono, insieme, dare sollievo e forza. Tutte le comunità cristiane vanno aiutate a crescere in questa consapevolezza e capacità di accoglienza e accompagnamento.

 

Il delicato compito dei sacerdoti

Tutta l’AL, ma in particolare il cap.VIII, richiama importanti responsabilità dei pastori d’anime, riguardo l’accompagnamento di ogni fratello e sorella, di ogni coppia, di ogni famiglia. Chiamati ad operare un discernimento spirituale serio, non frettoloso né irrigidito nella presunta applicazione di norme e casistiche, comprendiamo talune ragioni di difficoltà e il possibile disagio di alcuni, ma vogliamo testimoniarvi la serenità e la comunione che viviamo tra noi Vescovi, anche su questo tema.

Affinare l’arte del discernimento, confidando nella grazia e nella Chiesa, significa non ridurre mai la questione ad un Sì o un No immediati, e tanto meno generali, per offrire piuttosto concrete opportunità di crescita nella fede, di verifica attenta della vicenda esistenziale, di cammino verso l’esperienza piena della vita in Cristo. Infatti, crediamo che l’invito a discernere, accompagnare, integrare le situazioni di fragilità, da un lato corrisponde alla migliore tradizione di carità pastorale dei ministri della Chiesa, dall’altro sviluppa ulteriormente le felici intuizioni di Familiaris Consortio e pone un compito di aggiornamento e dialogo per saper rispondere in modo adeguato alle nuove sfide che si presentano, arricchendo quanto l’insegnamento teologico e pastorale ha progressivamente acquisito nel cammino postconciliare. Non muta l’insegnamento morale della Chiesa, riguardo il rapporto tra gravità oggettiva di un male e la sua effettiva imputabilità alla coscienza della persona, nella concretezza del suo divenire. Ci viene chiesto di essere più pastori e padri, educatori e fratelli, nel condividere con gli uomini e le donne del nostro tempo la fatica dell’essere cristiani oggi.

 

I criteri di discernimento

I Sinodi hanno messo il Papa in condizione di esporre la linea da seguire, che non va riformulata in ulteriori determinazioni generali, ma adottata in una prassi di saggio e prudente discernimento, alla luce dei criteri indicati soprattutto ai nn.296-306 di AL.

In particolare, AL 298 raccomanda di vagliare attentamente le diverse situazioni, il loro sviluppo nel tempo, le responsabilità verso tutte le persone coinvolte, e quei tanti possibili aspetti, che richiedono approfondimento, alla luce dell’ideale che il Vangelo propone per il matrimonio e la famiglia. Incoraggiati “ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari” (AL 300), i presbiteri devono aiutare a compiere un serio esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento, riguardo i propri comportamenti e le loro conseguenze sugli altri.

Volendo esemplificare cosa questo comporti al momento di discernere la singola situazione, il Papa ha indicato come interpretazione corretta del cap.VIII e delle intenzioni che vi soggiacciono quella espressa nel documento dei Vescovi della regione pastorale di Buenos Aires (Argentina), assunto dal Papa stesso, unitamente alla sua lettera di risposta, come magistero autentico. In tale documento si ricorda giustamente che “non è opportuno parlare di “permesso” di accedere ai Sacramenti, ma di un processo di discernimento accompagnati da un pastore”, che ha sempre il compito di valutare anche la presenza di eventuali condizionamenti di coscienza ed altre circostanze che attenuano la responsabilità e la colpevolezza (cfr. AL 301-302).

Pretendere “prontuari” più determinati e casistici per il discernimento tradirebbe l’alta consegna che abbiamo ricevuto, e che invece possiamo onorare con una sapiente condivisione di esperienze.

Ci appare chiaro che l’invito ad una pastorale del discernere non indebolisce affatto il vivo legame della Chiesa con lo splendore della verità, che resta riferimento oggettivo per un retto giudizio di coscienza, e che l’attenzione alle circostanze soggettive concrete è patrimonio costante della migliore prassi penitenziale, senza per nulla cadere in una sorta di “etica della situazione”. Chiediamo a tutti i presbiteri di stimare la cura da avere per l’accompagnamento spirituale e la pedagogia morale dei fedeli, anche valorizzando adeguate occasioni per la propria formazione permanente.

 

Il lavoro da sviluppare nelle nostre diocesi

Mentre altre Conferenze episcopali regionali hanno prodotto documenti, ed anche alcuni Vescovi della nostra regione hanno già pubblicato orientamenti pastorali maturati gradualmente con il loro Presbiterio e con altri interlocutori nella diocesi, ci pare importante incoraggiare in ogni nostra Chiesa locale un analogo processo di studio, confronto di riflessioni ed esperienze diverse, anche coi necessari apporti interdisciplinari, che conduca all’elaborazione di orientamenti pastorali diocesani, per incarnare l’AL con fedeltà al magistero e aderenza alla propria realtà. Occorre entrare insieme nella ricchezza di AL e del suo impatto con la vita, confrontandosi con preti, persone consacrate e sposi, nelle zone, nei percorsi formativi, sin dalla preparazione al matrimonio.

Facendo tesoro di quanto disposto da AL 244, riteniamo opportuno che, in ogni diocesi, il ministero ordinario di parroci e sacerdoti, e il servizio degli operatori pastorali, sia affiancato da un servizio diocesano, sussidiario e permanente, cui ci si possa rivolgere per avere orientamenti e aiuto, in modo da rispondere adeguatamente e non superficialmente alle esigenze di un discernimento, cui non sono estranei delicati aspetti umani e spirituali, sacramentali e canonici.

Riguardo l’eventuale superamento delle “diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale” per divorziati risposati (AL 299), precisiamo che si tratta di materia attualmente regolata da norme a carattere nazionale (CEI, Direttorio di pastorale familiare, n.218) e dal Codice di Diritto Canonico (can.874 §3). Pertanto, la Conferenza Episcopale Lombarda, proseguendo nel confronto su quanto avviene nelle diverse realtà pastorali del territorio, contribuirà alla maturazione di orientamenti condivisi nella Chiesa italiana per quei battezzati che si fanno accompagnare in un cammino di crescita ed integrazione nella comunità cristiana.

 

Un pensiero alle famiglie “ferite”

È proprio a voi, fratelli e sorelle, che nelle vostre famiglie avete vissuto momenti di crisi, fatica, sofferenza, smarrimento per un lutto, una disgrazia o magari una separazione, che rivolgiamo un particolare incoraggiamento a non perdere la speranza. Ed è per voi che esprimiamo alle nostre comunità un forte invito a saper accompagnare, discernere ed integrare anche la fragilità che spesso attraversa la condizione famigliare. Accogliendo sempre meglio gli orientamenti di AL, con attenzione alle specificità delle nostre comunità, cercheremo di esser più vicini a tutti, con chiarezza e amorevolezza. Vi invitiamo a rivolgervi con fiducia ai sacerdoti e agli altri animatori pastorali, ai vari servizi diocesani, ai consultori, ai gruppi per separati, divorziati o risposati che già operano nelle nostre diocesi, per confidare problemi, dolori, domande che vi stanno a cuore. Per tutti, anche per chi è passato ad una nuova unione, ci può essere un percorso di conversione adatto e fruttuoso per camminare nell’amore, nell’Amore di Dio.

 

La vera sfida: il primato dell’evangelizzazione

L’accoglienza cordiale ed intelligente del documento papale ci aiuti ad evangelizzare la stupenda vocazione coniugale e familiare, declinandone il valore rispetto alle concrete sfide che nuove prassi pongono alla Chiesa e alla società.

Più ampiamente, è urgente vivere e testimoniare tutti e a tutti la gioia del Vangelo, per annunciarlo con credibilità e frutto, in modo da diffondere per attrazione la bellezza della sequela del Signore. L’Evangelii Gaudium contiene, in tal senso, precisi compiti di rinnovamento ecclesiale e di formazione permanente, che non possiamo sottovalutare. Se la vita dei giovani non è illuminata dalla fede, narrata e comunicata con l’autorevolezza dell’amore, si perde anche il senso del peccato e della grazia. A questo i Vescovi lombardi, interpretando bisogni e speranze delle proprie Chiese, intendono impegnarsi totalmente: ricercare i passi da compiere per essere oggi la Chiesa di Gesù, che va incontro all’uomo, specie ai giovani, con il suo stesso stile, con il suo stesso cuore.

 

Milano, 8 aprile 2018.

 

                                                    I Vescovi della Conferenza Episcopale Lombarda