Il polittico del Luini

Capolavoro presente nella basilica è il polittico di Bernardino Luini, commissionato il 5 luglio 1523, che si trova dietro l'altare maggiore. A proposito della richiesta, al Luini, di eseguire l'opera, nell'archivio parrocchiale di San Magno è riportato che:

« [...] [La pala fu commissionata il 5 luglio 1523 con] istrumento rogato dal notaio Isolano della corte Arcivescovile. Il compenso pattuito 160 scudi di lire et soldi 1 per scudo. [...] [In seguito vennero aggiunte altre] lire 30 et 4 et soldi 12 et mezzo[...] »

Secondo alcune ipotesi il Luini visse per lungo tempo a Legnano durante gli anni in cui venne realizzato questo polittico. Il motivo presumibilmente era legato all'epidemia di peste che affliggeva Milano e che obbligò molti a rifugiarsi in ville di campagna o in luoghi isolati o periferici per sfuggire al morbo. Secondo la testimonianza di Agostino Pozzo il Luini ebbe occasione, al di là del suo ipotetico lungo soggiorno legnanese, che sarebbe durato un anno, di dipingere altre opere. A tal proposito, nei suoi scritti, il prevosto di San Magno scrive che:

« [Il Luini ha dipinto] una figura della Beata Vergine sopra il muro della Casa delli Prandoni ove albergava il medesimo Luino »Agostino Pozzo


Il polittico in questione, che misura circa 3 m x 5 m, ha uno stile pittorico molto diverso rispetto a quello di tutte le opere circostanti. Sopra il timpano è presente una tavola che è decorata da due angeli intenti a suonare la tromba. In origine erano presenti due ante, andate perdute, che venivano richiuse nei giorni feriali sopra il polittico per proteggere i dipinti; sulle due ante erano dipinte, rispettivamente, santa Caterina e un gruppo di angeli. Una copia delle due ante potrebbe essere conservata presso l'Isola bella, all'interno di palazzo Borromeo: commissionate da Federico Borromeo, queste copie vennero viste da Agostino Pozzo nel 1639 all'interno dello storico edificio. Il polittico del Luini è considerato dagli storici dell'arte come uno dei capolavori dell'artista lombardo.


Sul timpano è invece raffigurato il Padre Eterno, mentre sulla tavola centrale, che ha dimensioni cospicue, è dipinta in stile leonardesco una Madonna col Bambino seduta sul trono che è attorniata da un cherubino e da sette angeli. I tre angeli dipinti nella parte superiore cantano in coro, i due raffigurati lateralmente alla Madonna suonano dei liuti, mentre i tre rappresentati ai piedi della Vergine suonano dei flauti. Nelle quattro tavole laterali sono invece dipinti san Giovanni Battistasan Pietro, san Magno e sant'Ambrogio, con questi ultimi due che sono rappresentati in una posa con la quale indicano la scena centrale, quella dove è raffigurata la Madonna col Bambino. Sulla predella inferiore, all'interno dei piccoli scomparti verticali, sono rappresentati in chiaro scuro san Luca e san Giovanni, l'Ecce Homo, san Matteo e san Marco, mentre nelle sezioni orizzontali sono dipinti, sempre in chiaro scuro, il Cristo inchiodato alla Croce, la Posa nel sepolcro, la Resurrezione e l'incontro di Emmaus.

Di notevole valenza artistica è anche la cornice dorata, che risale al tempo della realizzazione di questa opera da parte del Luini. La volta affrescata dal Lanino ha come punto focale di tutte le decorazioni il polittico del Luini. Nel 1624, su tale polittico, Federico Borromeo scrisse:« [...] La bellezza della Vergine Madre è tanto più ammirabile i quanto non risveglia alcun pensiero men che puro, cosicché voi potete ammirare con quale arte il pittore ha saputo superare due cose che la natura quasi sempre riunisce e come egli le ha allontanate una dall'altra »


Già nel 1634 il valore stimato dell'opera fu stimato in 10.000 scudi. Nei secoli è stata quindi oggetto di tentativi di compravendita. Nel 1857 un museo britannico offrì 420.000 svanziche per averla, offerta poi rifiutata, mentre nel 1906 il periodico britannico specializzato in arte Magazine Office Arts accusò le autorità ecclesiastiche locali di aver trascurato l'opera, il che avrebbe causato danni alla stessa, invitando pertanto il governo britannico a chiedere ufficialmente alle autorità politiche italiane la cessione del polittico, che sarebbe stato destinato al National Gallery di Londra. Il governo italiano poi rifiutò, dimostrando l'infondatezza delle accuse.
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