Don Marco Pavan ci scrive da Cuba

Baire, 1 gennaio 2018

Cari amici, 

Vi scrivo all'inizio di questo nuovo anno, per me un anno che si prospetta incredibilmente bello, anche se (e questo vale per tutti) complicato. Vi scrivo da Baire, l'ultimama parrocchia della diocesi, dove sto trascorrendo questi giorni per conoscere meglio la realtà della pastorale giovanile e della parrocchia dove poi andrò, perché il parroco la conosce bene.

Domenica 6 gennaio mi trasferirò nella parrocchia di Palma insieme a don Adriano, mentre don Ezio già dal 31 dicembre si trova a Contramaestre. Saremo tutti e tre parroci in solido delle due parrocchie, superando in tutto i 200.000 abitanti. Sicuramente ci sarà molto da fare, da inventare, portare avanti e soprattutto capire. Sono parrocchie grandi e con molte comunità nei campi, difficili da raggiungere. Ringrazio il Signore di questo nuovo inizio! Come ogni cambio e ripartenza, ci sono le cose pratiche da curare chevincombono (la casa, il funzionamento della parrocchia, i lavoratori, i trasporti che qui sono molto complicati e costosi...) e occorre capire in fretta come funziona la pastorale qui a Cuba. Ma so che ci saranno persone buone e disponibili disposte ad accompagnarmi nei primi passi e a portare pazienza di fronte alle mie inadeguatezze.

Questo è stato un Natale molto diverso dal solito. Ho celebrato l'Eucaristia in piccole comunità che si riuniscono in appartamenti, cortili, giardini, campi. Gruppi piccoli, ma molto desiderosi di incontrare il Signore e di poter celebrare l'Eucaristia (nelle comunità si riesce solo una volta  mese). Sto condividendo molto sia con don Ezio e don Adriano, sia con i preti della diocesi di Santiago. Ho trovato confratelli molto accoglienti e consapevoli di quanto siano importanti le relazioni. Questo Natale é il primo senza una comunità "mia", non esssendo ancora in parrocchia a Palma. Però ho avvertito forte il mondo come mia parrocchia.

Qui la parola chiave è "resolver", che significa che bisogna usare molta fantasia, semplicità e capacità di attesa per fare le cose. La virtù più stimolata è quella della pazienza, perché i tempi sono lunghi e si può fare ogni cosa poco a poco. Questa non è la missione delle grandi cose, dei numeri altissimi, del successo trionfante. Questa è la missione della vita nascosta di Nazaret, dove la quotidianità e la piccolezza segnano le giornate, ma nel contempo forgiano il cuore. Cosa potevo chiedere di più? 

Chiedo al Signore per questo nuovo anno occhi per vedere oltre la superficie delle cose e delle persone. Chiedo anche un cuore che viva con passione: la passione di chi si appassiona, la paszione di chi ama e la passione di chi accoglie la croce.

Anche in questo tempo ho vissuto diverse situazioni tragicomiche e ve ne regalo due. 

La prima. Andando in un negozio (ovviamente abbiamo scritto in faccia che siamo stranieri), ci si avvicina una persona per chiedere denaro. Gentilmente abbiamo rifiutato. Questa persona poi si sposta dietro al bancone... ed era il commesso che poi ci ha servito! Le cose a volte non sono così semplici come sembrano!

La seconda. Scrivendo un messaggio whatsapp ai miei compagni di messa, per sbaglio faccio e mando loro una foto a primo piano dei miei pantaloni. Imbarazzato e agitato, cerco di riparare il danno fatto cancellando la foto; anziché cancellarla per tutti l'ho cancellata solo per me, con il risultato che a tutti è rimasta quella foto e io non potevo farci più nulla. I mezzi di comunicazione sonl importanti, soprattutto per me ora che posso incontrarvi solo così; però è necessario un discernimento pastorale (serve ciò che scrivo, oppure è solamente la mia vetrina?) e un saper fare. Per questo sono ben accetti suggerimenti e indicazioni per una comunicazione più vera e più efficace.

Grazie perché mi siete vicini e mi fate sempre sentire amato e importante.

A presto.

Un abbraccio grande come il mondo, Padre Marcos